La cena di classe [Un racconto di Guido]

Uso spesso i social network sia per lavoro che svago ed ogni tanto provo a cercare qualche persona con cui ho avuto a che fare nel mio passato ed è proprio così che mi accorgo di una richiesta di amicizia da parte di Silvia: ma sì, è lei! Il mio primo amore delle elementari! Sono ahimè passati almeno trentanni dall’ultima volta che l’ho vista ma subito sono emersi in me piacevoli ricordi di lei, ovviamente tutti legati ad esperienze scolastiche: data la mia timidezza non ho mai detto a nessuno di questa mia cotta per lei ed era sempre rimasta una fantasia.
Accetto con decisione la sua richiesta, la curiosità di sapere cosa fa nella vita, come è diventata, se è sposata è troppo forte. Dopo pochi istanti si apre la finestrella della chat:  “Ciao! Ti ricordi di me?” E come dimenticarti, mi verrebbe da risponderle! Ma, anche se sono passati tanti anni, la timidezza è quasi sempre la stessa. Dopo i primi convenevoli, mi informa che è prevsta una rimpatriata con i vecchi compagni la settimana prossima: non ho mai amato questo genere di incontri, sostanzialmente sono quasi sempre un momento per vantarsi della propria situazione sociale a discapito di quelli che, come me ad esempio, hanno una normale vita da impiegato e un matrimonio fallito alle spalle. Ma l’idea di poter incontrare Silvia dopo tutto questo tempo vince su questa mia paura ed accetto. “Perfetto, ecco il mio numero così facciamo più in fretta a comunicare 339 234….” In un istante la mia solita noiosa giornata ha preso una piega positiva, memorizzo il suo numero e, il mio animo da stalker, va a spiare la sua foto profilo su WhatsApp: uffa, solo un occhio, verde come lo ricordavo io ma nessun altro indizio; controllo lo stato “Cogli l’attimo”… vuol dire tutto e niente. Le scrivo immediatamente, in modo da lasciarle il mio numero. “Grazie e a presto” la sua risposta, distaccata il giusto e io non ho nessuna intenzione di aggiungere altro.
Passano i giorni e si avvicina la fatidica data della cena e, in un momento particolare di sconforto, decido di scrivere a Silvia. Risponde immediatamente al mio saluto e così le chiedo solo se la cena è confermata: “Certamente” – mi risponde – “solo che io non sono sicura di esserci perché ho un problema con la macchina, ma in qualche modo cerco di aggiustarmi. Comunque non ti preoccupare che c’è la tua adorata Claudia!”
Claudia era la più bella della classe, tutti i maschietti la adoravamo ma sinceramente non ho mai pensato a lei ma questa era la conferma che Silvia non si è mai accorta del mio interessamento nei suoi confronti.
“Ma non mi importa che ci sia Claudia, io volevo vedere te!”
Ma che ho scritto? E la mia timidezza? Doppia spunta blu.. ha letto e ora? Secondi interminabili di “…sta scrivendo” e poi:
“Ahah ma se non mi hai mai invitato a fare i compiti insieme, sei sempre spiritoso come un tempo! Senti ma tu mi passeresti a prendere?”
“Certo, tanto non devo andare a prendere Claudia”
“Scemo” – mi risponde facendo trasparire un po’ di dolcezza – “ci vediamo domani alle 20”
Mi lascia indirizzo e ci salutiamo velocemente.
Non so molto di lei, non sono mai stato un bravo stalker e non sono riuscito a capire molto dal suo profilo social, nessuna foto, poche frasi, chissà cosa ha fatto in tutti questi anni? La riconoscerò ancora? “Scendi, sono sotto” le scrivo. Mi rendo conto che sono agitato ma dopo poco eccola arrivare: vestito scuro, abbinamento perfetto con le scarpe, la borsa e gli occhiali. Un trucco leggero, come piace a me, che metteva in risalto il suo dolcissimo viso: non era cambiata molto, riconoscevo ancora i suoi occhi che tanto mi fecero sognare sui banchi di scuola
Le apro la portiera per farla salire in macchina e, dopo qualche secondo di imbarazzo, incominciamo a parlare della cena, di chi ci sarà, del tempo passato. Arriviamo al locale e troviamo tutti gli altri e così inizia la cena ricordando tanti piccoli episodi che sinceramente avevo anche dimenticato. C’è anche Claudia, sempre bella e sempre con gli occhi dei maschietti addosso ma questa sera i miei occhi sono tutti per Silvia e più di una volta incrocio con piacere il suo sguardo.
La serata scorre piacevolmente con la promessa di non lasciare passare altri 30 anni prima del prossimo
incontro ma io ho come unico obiettivo di passare ancora qualche momento con Silvia così mi propongo di accompagnarla verso casa.

“Allora Claudia è sempre bella vero?” mi dice appena saliti in macchina.
“Sì, non male è vero.. ma tu sei sempre stata meglio” – ribatto scacciando tutta la timidezza che avevo dentro.

Mi risponde con un sorriso, che io interpreto come un “grazie” di circostanza ma ormai mi sento lanciato e il nostro tragitto verso casa diventa sempre più piacevole e mano a mano che guido non mancano le occasioni per sfiorarsi o toccarsi. Quasi verso casa mi gioco la mia ultima carta: “Hai voglia di venire da me così mi aiuti a fare i compiti?” Scoppia in una fragorosa risata.. “ti è rimasta incastrata in gola la proposta per 30 anni? Sei il solito, mi facevi sempre stare bene a scuola e anche stasera è stato così. Va bene andiamo!”
Parcheggio e saliamo in casa: abito al quinto piano e quei 30 secondi di ascensore sembrano interminabili, passati in un silenzio quasi imbarazzante.
La faccio accomodare in casa, un piccolo appartamento un po’ “arrangiato” ma carino dopo la chiusura di un matrimonio non certo esaltante.
“Siediti pure, vado a prendere qualcosa da bere” le dico invitandola ad accomodarsi sul divano. Metto un po’ di musica di sottofondo, non invasiva ma ottima per creare la giusta atmosfera.
“Comunque sono sicura che ti piacesse Claudia” irrompe lei.
Mi allontano e vado a prendere un po’ di materiale: i nostri quaderni e le foto dei tempi della scuola recuperati qualche giorno prima in modo da far tornare in mente dei compagni visti oco prima. Mi siedo accanto e lei e sfogliamo i quaderni
“Guarda qui” le indico delle pagine del quaderno fitte della lettera “S” contorniata da cuoricini – “non mi pare che la nostra compagna si chiami Sclaudia”. Lei mi prende di mano il diario e nota quasi compiaciuta che anche qui è quasi costante la presenza della sua iniziale.
“E guarda nelle foto di classe, chi c’è sempre vicino a te?”
“Ma allora non stavi scherzando, sai che non me ne sono mai accorta?” – ribatte lei stupita e sorpresa da queste attenzioni mai ricambiate.
“Mi dispiace! Non me ne sono mai accorta. Ma… “ – lasciando presupporre un tanto lusinghiero quanto deciso diniego – “… sono stata sempre troppo invidiosa di Claudia, anche stasera lei è stata sempre al centro dell’attenzione di voi maschietti!”
Il suo sguardo si fa cupo, mostrando un disagio che fino a quel momento non avevo percepito. Mi viene quasi d’istinto farle una piccola carezza sulla guancia, strappandole un sorriso.
“Dai, è acqua passata… Parliamo di noi, allora questi compiti?” mi fa lei con uno sguardo che lasciava intuire di che compiti stesse parlando.. non aspettavo altro e, armandomi di un coraggio fino ad ora rimasto nascosto, comincio a baciarla su quelle labbra così carnose, bacio che lei ricambia con passione.
Finalmente, erano 30 anni che aspettavo questo momento. Le mie mani cominciano ora ad accarezzarla cercando di sfilarle il vestito, quasi per recuperare tutto il tempo perduto.
Mi concedo un attimo per ammirare il suo corpo ancora in parte coperto da un completo intimo molto bello, un leggero pizzo dava quel giusto pizzico di sensualità che mi faceva eccitare ancora di più. Il suo fisico è bellissimo, un seno prosperoso ma non esagerato, un lato b da urlo, quella piccola dose di pancetta che la rende, nella sua imperfezione, così perfetta. La sto mangiando con gli occhi e non faccio nulla per nasconderlo.
“Sei bellissima” – le dico fissandola nei suoi bellissimi occhi verdi.
Comincia a spogliarmi, mi sfila la camicia e si sofferma sui miei addominali (finalmente quegli anni di palestra stanno dando i loro risultati), li accarezza facendomi venire i brividi lungo tutta la schiena ed un principio di erezione che lei nota immediatamente. Si inginocchia davanti a me, mi slaccia la cintura e fa scendere lentamente i pantaloni per poi incominciare a dare dei piccoli morsi al mio membro ancora costretto dentro i miei slip alternandoli a piccoli baci e leggere carezze con la mano, facendo aumentare sempre più la mia eccitazione. Dopo alcuni interminabili secondi, mi sfila le mutande, lasciando libero il mio pene in piena erezione. Mi osserva e poi:
“Era questo il compito che intendevi?” – mi dice sorridendo e senza esitare comincia a usare con maestria la sua lingua lungo tutta la mia asta fino ai testicoli, leccandoli e ancora mordicchiandoli come pochi istanti prima per ancora risalire fino al mio glande, ormai completamente scoperto in attesa di ricevere tutte le attenzioni che merita. In pochi istanti sento infatti la sua bocca calda che lo accoglie e con delicatezza scende sempre più in basso facendolo sparire quasi completamente. Cerco di dare il ritmo a questo fantastico pompino accarezzandole i capelli e guidandola nei movimenti via via sempre più veloci. La mia vista dall’alto è un qualcosa di unico: lei, la “mia” Silvia inginocchiata davanti a me, con il suo fantastico lato b in mostra, il mio membro nella sua bocca.. sensazioni uniche.
Ma non può già finire così: la fermo, ho voglia di sentire il suo profumo, il suo sapore: la faccio alzare, le tolgo il reggiseno e lei si sfila le mutandine lasciando scoperta la sua patatina completamente depilata. La bacio, tanto, ovunque, mi inebrio del suo profumo, gioco con i suoi capelli, scivolo sui suoi seni, sui capezzoli, li mordicchio così come lei faceva con me.. sussulta.
La faccio sdraiare sul tappeto del salotto in modo da essere più comodo nel mio intento: scendo sempre più e lei allarga le sue gambe mostrandomi la sua farfallina depilata, visibilmente eccitata. Ora è la mia lingua che deve darsi da fare e comincio a stuzzicarle il clitoride con dei piccoli “tintinii” dati con la punta della lingua per poi entrare e muoverla dentro cercando di andare più a fondo possibile. Il suo profumo è davvero speciale, starei tutta la sera ad esplorarla solo con la mia lingua ma sento che in questo momento ha bisogno di altro: mi alzo, la osservo per un istante, voglio che questi momenti rimangano nella mia mente più a lungo possibile… mi avvicino a lei, entro dentro di lei senza nessuna fatica, mi accoglie con un gridolino di piacere che ripete ad ogni mio affondo.
Avvolge le gambe intorno a me, spingendomi sempre più.. ora è lei che cerca di dare il ritmo. Le mie mani cercando la sua bocca, i suoi capelli, mentre continuo con i piccoli morsi sui suoi seni cercando un piacevole mix di piacere e dolore.
I suoi gridolini sono sempre più intensi e frequenti, sta arrivando all’orgasmo che infatti raggiunge dopo poco tenendomi sempre con le gambe ma mollando un po’ la presa. Rallento quindi il mio movimento, mi fermo quasi per lasciarle godere al meglio il momento: sorride, mi bacia, mi accarezza. Ora tocca a me sdraiarmi sul tappeto e lei si dirige immediatamente con la sua farfallina sulla punta del mio membro ancora duro: in un attimo sono di nuovo dentro di lei: posso così massaggiare i suoi seni con le mani mentre lei è praticamente impalata su di me. Non posso ancora durare tanto, lei lo vede, lo sente.. si sfila e scende a finire il lavoro così come aveva iniziato: avvolge tutta la mia erezione con la sua bocca facendo sparire il mio pene dentro di lei, una volta… due volte.. sente che sto per venire, i nostri sguardi si incrociano ancora, la inondo con tutto il mio sperma che lei beve senza quasi lasciarsi scappare una goccia, continuando a giocare con lui.. fino a quando non si ritira esausto.
Siamo nudi, abbracciati sul tappeto del mio salotto, in silenzio. Nella mia mente scorrono mille pensieri e mi rivolgo tutte le maledizioni per non aver abbattuto quel muro di timidezza tanti anni fa..
“Che pensi” – mi chiede
“Sono preoccupato” – le rispondo
“Che ti succede??”
“Eh, la settimana prossima ho una verifica e non ho ancora fatto i compiti, mi aiuti?” – le dico sorridendo
“Scemo.. con piacere” e mi abbracciò, baciandomi con passione.

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