Casa di Chiara. Novembre 2017
E’ un periodo difficile. I demoni che abitano la mia testolina matta si fanno sentire sempre più spesso. Sono giorni in cui sono apatica e noiosa, non ho voglia di fare nulla e piango con una facilità disarmante. Un amico mi ha fatto notare che sono tutti i sintomi della depressione… Spero di no. Comunque il risultato è che poi quando faccio sesso con mio marito non ho nessuna voglia di fare l’amore. Voglio fare sesso, voglio essere scopata. Lui lo capisce, mi conosce talmente bene che non glielo devo nemmeno dire, mi guarda negli occhi e sa già di di cosa ho bisogno. Qualche giorno fa ho avuto una giornata veramente nera… Sono stata male tutto il giorno, non avevo voglia di fare nulla, di parlare con nessuno. Al mattino ho pianto da sola in macchina. Alla sera a casa ero ancora irritabile e aggressiva.
Eravamo sul divano di casa, senza fare nulla di particolare. Il mio malessere era lì che mi aspettava, covava dal mattino e si era alimentato dei miei mostri per tutta la giornata. L’ho guardato, lì sul divano, era apparentemente tranquillo, leggeva un libro. I suoi capelli spettinati, ormai quasi completamente grigi a dispetto dei suoi soli 45 anni, i suoi occhi, azzurrissimi dietro gli occhiali da lettura, il fisico da ex rugbysta, purtroppo in sovrappeso a causa dei dolori alla schiena che gli hanno impedito di continuare a tenersi in forma negli ultimi 3-4 anni, la folta barba sale e pepe. Lo fissavo, divorata dai miei demoni e pensavo che solo lui, l’uomo che avevo scelto per la vita poteva tirarmi fuori dal mio dolore.
Mi sono avvicinata a lui. Lo volevo… volevo che mi prendesse… Sentivo una sensazione assurda, la disperazione mi montava dentro come un mostro, il dolore che aveva da qualche giorno occupato il mio cuore urlava forte. E più aumentavano questi pensieri, più aumentava la mia voglia di lui. Gli sono praticamente saltata addosso, iniziando a baciarlo con una foga incredibile. Non potevamo farlo lì, a rischio che si svegliassero i bambini.
Lui mi ha guardato come si guarda una bambina che ha fatto una marachella, poi mi ha detto: vai nella stanza dei giochi e aspettami seduta e ferma.
La stanza dei giochi è una stanza che abbiamo, piuttosto grande, che usiamo come studio, per suonare o solo per farci gli affari nostri. Sono andata come una scolaretta. Lo aspettavo seduta sul divano che abbiamo lì. Ero vestita da casa, pantaloni della tuta e maglia, ma quando è arrivato ero già solo in reggiseno e mutandine e ovviamente ero già eccitata e bagnata.
Mi ha fatto alzare in piedi, mi ha baciata e mi ha stretta… Di nuovo quella cosa. Il solo sentirlo vicino a me mi faceva venire voglia di attaccarmi a lui, la disperazione nera era forte, violenta. Volevo mangiarmelo. Una cosa incredibile, non riesco a spiegare cosa provavo… Continuava a montarmi dentro quella cosa… Era un misto di disperazione e tristezza… e più la sentivo più volevo lui, perché sapevo che solo lui mi poteva salvare.
Ho continuato per un po’ a baciarlo come se avessi paura che scappasse via… Non so se mi fosse mai capitato qualcosa del genere… ero eccitata e disperata allo stesso tempo, mi attaccavo a lui gli mordevo le labbra, lo stringevo mentre le mie unghie gli graffiavano la schiena, non volevo che si staccasse da me, come se stare lì attaccata potesse fare scappare l’angelo nero che dimora dentro di me.
Mi ha spinto a sedere sul divano e me lo ha dato in bocca. Lui percepiva bene il mio stato d’animo, stiamo insieme da più di dieci anni ormai, è in grado di cogliere ogni dettaglio anche senza che gli dica nulla.
Ho iniziato a succhiarlo, mentre lui mi spingeva giù la testa. Adoro quando mi spinge la testa mentre succhio. Lo prendevo avidamente dentro di me, mentre le mie mani accarezzavano le sue gambe e le sue guidavano la mia testa tenendomi per i capelli.
Eravamo quasi due bestie… Io lo volevo disperatamente volevo che mi facesse sua, come se unire i nostri corpi fosse l’unica mia speranza di salvezza. La mia disperazione e la sua eccitazione ci avevano ridotti così. Mi teneva per i capelli e spingeva il suo membro nella mia bocca con decisione, me la stava scopando.
Mi ha fatta girare a pecorina e mi ha preso da dietro. La mia eccitazione era tale che non ha fatto nessuna fatica. Le sue mani sui miei fianchi subito sopra le natiche, i suoi colpi poderosi. Non c’era nessuna dolcezza… Né io ne volevo…Puro sesso e nient’altro.
Mi ha scopata così per un po’, poi ha voluto che mi girassi a pancia su e ha ricominciato a scoparmi, guardandomi negli occhi. Non so cosa ci abbia visto. Credo la disperazione e il desiderio della sua donna che implorava “Fammi tua, salvami” senza parlare.
Mentre continuava a prendermi da quella posizione si è chinato un po’ verso di me e io gli ho messo le mani addosso…. L’ho graffiato, stretto forte, come gli artigli di una tigre. Avevo un bisogno animalesco di lui, non volevo che finisse mai. La sua pelle era rigata dai segni delle mie unghie, per poco non gli facevo uscire il sangue. E più quelle si piantavano nella sua carne, più lui spingeva forte.
Poi quando ho capito che stava per venire mi è venuta una gran voglia di farlo nella mia bocca e gliel’ho detto.
E’ uscito da me, è avanzato sopra il mio corpo e io l’ho preso in bocca; è bastato poco, con la lingua e le mani per portarlo all’apice del piacere… Ancora delle leccate profonde e decise.
Dopo poco L’ho visto prenderselo in mano e ho capito che era il momento. Ho aperto la bocca e ho aspettato il suo seme caldo… In bocca, in faccia sui seni. Tantissimo…
Ho raccolto con un dito tutto quello che avevo addosso… Non ne volevo sprecare nemmeno un po’. Era tutto mio, perché lui era mio e in quel momento ho visto l’angelo nero volare via. Ho tirato a me il mio meraviglioso uomo e l’ho baciato appassionatamente, con in bocca e addosso ancora il suo piacere, ma i baci ora non erano più disperati, erano intensi, ma leggeri, liberi. E mentre io mi lasciavo andare tra le sue braccia ho visto l’angelo nero uscire dalla stanza e guardarmi con un ghigno cattivo, dicendomi “Non finisce qua…”