L’iniziazione – Prologo

Milano, giugno 2003

Sono a Milano da 9 mesi ormai. Anche se vengo da una regione dove il lavoro non manca, dopo la laurea ho deciso di tentare l’avventura e sono venuta qua, chiamata da una grande azienda. Mi sento un po’ una provincialotta in questa grande metropoli e forse lo sono… Ho trovato una stanza in un appartamento di studentesse, mi va bene, in fondo io ero come loro ancora un anno fa. Il posto mi piace, per me molte cose sono nuove, non sono abituata a stare fuori di casa (ho fatto l’università nella stessa città in cui ho sempre vissuto), non sono abituata ai ritmi milanesi, alle abitudini di questa città, però mi ci sto trovando bene. In fondo cosa voglio di più? Ho 27 anni, ho un bel lavoro, considerato che sono una neolaureata, prendo un buono stipendio e ho tutte le occasioni di divertimento che voglio.

Questa sera sono venuta in questo locale molto alla moda, mi ci hanno portata due mie coinquiline, dicono che ci passi il meglio della città…

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Mi ha puntato per tutta la sera, e io ho risposto. E’ bello, alto, muscoloso ma non da palestra, diciamo che ha i muscoli definiti, capelli castani chiari, corti, occhi azzurri. Ha detto di chiamarsi Giacomo. Mi ha offerto da bere un paio di volte e abbiamo parlato un po’, sembra una persona interessante, ho deciso di dargli corda, vediamo cosa salta fuori. E’ passata una delle mie coinquiline, mi ha visto impegnata e mi ha sussurrato all’orecchio:

“Vieni a casa con noi o rimani a divertirti?” strizzandomi l’occhio

Le ho risposto che mi sarei arrangiata e che potevano andare a casa, immagino che abbia capito dove e come finirà la mia serata…

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Siamo usciti assieme dal locale, mi ha chiesto ovviamente se volevo andare a casa sua e io non ho detto di no. Sono eccitata dalla situazione, un grande città, un bell’uomo che mi invita a casa sua, sono anche un po’ brilla e voglio divertirmi. Ha chiamato un taxi e siamo arrivati a casa sua, una palazzina di due piani attaccata a una specie di magazzino, probabilmente una vecchia costruzione primi del ‘900, quando si costruivano le fabbriche con uno stabile attaccato da dedicare a uffici o abitazione per gli operai. Abita da solo, al primo piano, mi fa strada. L’appartamento è bello, ben tenuto e ben arredato, mi dice di mettermi comoda sul divano di pelle del salotto, che lui arriverà subito. Dopo poco sento partire le note di “The House Of The Rising Sun” nella celebre versione degli Animals del 1964, una canzone che adoro. Mi alzo in piedi e appena la voce di Eric Burdon inizia a cantare lo seguo. La facevo spesso con il gruppo in cui cantavo e suonavo fino a pochi mesi fa, che ho dovuto lasciare per trasferirmi qui. Giacomo è sulla porta con due bicchieri in mano e mi guarda mentre canto. Mi fa cenno di proseguire, vado avanti fino alla fine. Poi lui si avvicina, me ne porge uno, mi sembra che contenga whisky dall’odore.

“Non mi avevi detto che cantavi così bene”
“Sono una ragazza piena di sorprese…”

E accompagno queste parole con un sorriso che lo lascia senza parole.

“Al nostro incontro” dice sollevando il bicchiere.

Contiene un whisky che trovo buonissimo, anche se non sono un’intenditrice. Mentre beviamo il suo sguardo si posa sui miei occhi, sento che sta per succedere e non ho nessuna intenzione di impedirlo. Voglio che mi baci, sento la passione che si accende dentro, lo voglio per me in questa notte. E infatti non passa che qualche secondo prima che le sue labbra trovino le mie e inizi un lungo e appassionato bacio, con le nostre lingue che si cercano fameliche. Nel frattempo lo stereo sta mandando “Long as I can see the light” dei Creedence Clearwater Revival e sul lungo assolo di sax mi lascio andare completamente tra le sue braccia che mi avvolgono. Posiamo i bicchieri e ci lasciamo cadere sul divano sempre senza smettere di baciarci. Lui è sopra di me e le sue mani si sono infilate nei miei jeans e me li hanno slacciati. Mi divincolo da sotto di lui, ma non perché voglio che smetta di baciarmi, semplicemente per togliermi i pantaloni e lasciarli cadere a terra. Nel frattempo che Marvin Gaye canta “I heard it through the grapevine” le mie mani sono andate dentro la sua camicia e gli hanno accarezzato il petto muscoloso e liscio, per poi slacciargli i bottoni uno ad uno e lasciarlo a torso nudo. Poi non mi fermo e scendo, arrivo al bottone dei jeans e glieli tolgo, gli sfilo i boxer e libero il suo membro, dalle dimensioni ragguardevoli. Inizio a prenderlo in bocca. Lo sento che diventa duro sotto i miei colpi di lingua, che scorre sull’asta e poi si ferma sul glande per poi farlo sparire tra le mie labbra, il tutto mentre Aretha Franklin ci accompagna cantando con la sua meravigliosa voce “(You make me feel like) A natural woman”, in una versione live solo piano e voce. Mi stacco dal suo pene, lui allunga le sue mani verso le mie e mi fa alzare dal divano, io mi tolgo la maglietta e il reggiseno e rimango con solo le mutandine addosso. Ora gli U2 stanno facendo “With or without you” e io me le sfilo con un movimento che cerca di essere il più sexy possibile e sembra riscuotere successo, vista la sua espressione. Siamo completamente nudi, lui fissa il mio pube, ricoperto da una piccola porzione di peli triangolare e quasi perfetta nella forma. Mi da una spintarella e mi fa cadere di nuovo sul divano, poi il suo viso affonda fra le mie gambe e la sua lingua inizia a leccare le labbra della mia vagina che lentamente si dischiudono sotto i suoi colpi, poi prosegue all’interno e stimola il clitoride, iniziando a provocarmi piacere. Sul palco virtuale che ci accompagna adesso ci sono gli Scorpions che cantano “Wind of change” e io raggiungo il primo orgasmo solo con le leccate di Giacomo. E’ un orgasmo leggero, dolcemente piacevole che mi porta subito in orbita… Si alza dal mio pube e avvicina la sua bocca alla mia e mi bacia, sa del mio piacere, si è riempito la bocca con i miei umori e adesso ce li scambiamo con le lingue che frullano. Lo guardo negli occhi e gli dico

“Prendimi, ti voglio…”

Con un dito scorre lungo il mio corpo, partendo dalla bocca, poi lungo il collo, in mezzo ai seni, sulla pancia e poi fino al mio pube. Mentre i Foreigner stanno cantando “I want to know what love is” lo vedo allargarmi le gambe, sento il suo glande appoggiato alle mie labbra, già abbondantemente aperte e bagnate e penetrarmi dolcemente. Sento il suo membro dentro di me, che mi riempie tutta, provocandomi un intenso piacere. I suoi colpi sono decisi e cadenzati, sempre più intensi; mette le mie gambe sulle sue spalle e riprende a penetrarmi, in questa posizione i colpi sono molto più profondi, lo sento che mi arriva fino all’utero. Poi improvvisamente accelera, i colpi diventano molto più frequenti, anche l’espressione del suo viso è cambiata, sembra quasi incattivito, mi sta penetrando con decisione, quasi con violenza, in contrasto con quello che aveva fatto fino ad allora e anche alla colonna sonora che in questo momento propone “Nothing compares 2 U” di Sinead O’Connor. Si toglie da dentro di me e mi dice:

“Girati!”

Capisco che vuole che mi metta a pecorina sul divano. Mi giro e gli do le terga, lo sento appoggiare di nuovo il glande alle mie labbra e poi entrarmi dentro. Le sue mani si posano sui miei fianchi e mi afferrano cominciando ad andare avanti e indietro. I suoi colpi sono sempre duri e decisi, il suo membro affonda dentro di me con determinazione, sento i suoi testicoli che sbattono contro le mie gambe, il ritmo è veloce e rapido, mi sta prendendo con forza e decisione e devo dire che la cosa mi piace molto. Dopo il primo momento di smarrimento successivo al suo cambio di atteggiamento mi sto godendo la situazione e il piacere sta di nuovo crescendo dentro di me. Intanto sono tornati gli Scorpions, adesso cantano “Still loving you” e io credo che resisterò ancora poco senza avere un secondo orgasmo. Sento i brividi lungo la spina dorsale, so che fra poco mi farà raggiungere di nuovo l’apice del piacere, mi sta possedendo da dietro con forza e infatti non passa molto prima che quei brividi diventino più forti e intensi e il piacere assoluto pervada il mio corpo, che è come scosso da quello che sto provando. Di nuovo la schiena si inarca, i muscoli dei piedi si contraggono come anche quelli della vagina e stavolta l’orgasmo che provo è molto più forte, non c’è più nulla di leggero, sto godendo con decisione, mentre continua a prendermi da dietro. Mi fermo un secondo e lui esce dal mio corpo andandosi a sedere sul divano. Guardo il suo cazzo che è ancora perfettamente eretto e so già cosa devo fare. Gli salgo a cavallo e inizio un lento movimento su e giù, guidata dalle sue mani che si sono posizionate sui miei glutei. Appoggio le mie mani sul suo torace e inizio a cavalcarlo, adesso sono io che decido il ritmo e inizio lenta, per poi proseguire sempre più veloce. Ora ho io il controllo, lo vedo che sta godendo. Dallo stereo escono le note di “Total eclipse of the heart” di Bonnie Tyler mentre io decido di accelerare il ritmo, visto che sto provando un profondo piacere. Lo voglio sempre di più, vedo che anche lui sta raggiungendo l’apice, lo voglio dentro di me fino alla fine, voglio sentirlo godere in me, ormai prendo la pillola da un sacco di tempo, non voglio perdermi nemmeno un attimo di piacere.

“Si… Sto per venire” grida
“Dai, vienimi dentro, godo….” gli faccio eco io

Un urlo esce dalla sua bocca e contemporaneamente la sua crema calda inonda la mia vagina, mentre io ho un altro orgasmo, stavolta fortissimo, che mi fa appannare la vista e godo a lungo, ancora impalata sul suo membro. Dopo poco sento il suo cazzo che lentamente si ritira, mentre il suo sperma cola giù dal mio corpo cadendo sul suo. Mi sdraio sopra di lui e mentre Bryan Ferry canta “Slave to love” ci baciamo ripetutamente in preda ancora al piacere più intenso.

“Wow, ragazza… Sei forte” mi dice
“Ti difendi anche tu” rispondo io con un sorriso

Stiamo ancora abbracciati per un po’ e poi mi dice:

“Il bagno è lì” e indica una porta. “Però torna di qua nuda”

L’idea mi piace e quando, dopo dieci minuti, ritorno lo trovo nudo anche lui, con due calici di champagne in mano. Mi fa accomodare sul divano, me ne porge uno e mi dice, come prima:

“Al nostro incontro”

Bevo lo champagne, me lo gusto, lo sento che mi rinfresca la gola.
Poi faccio appena in tempo a sentire l’assolo di sax di “Never tear us apart” degli Inxs e una coltre buia cade su di me…
Poi il nulla. (Continua…)

NdA: se volete la playlist la trovate qua

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