Oggetti smarriti

Potremmo cominciare così. Un banco, una donna, la chiameremo Anna. L’ufficio oggetti smarriti di un grande comune. Ogni giorno qua passa qualcuno che porta oggetti ritrovati. In una città come Bologna in un mese vengono ritrovati diverse centinaia di oggetti. Anna li guarda, li cataloga e poi li mette là sullo scaffale, in attesa che qualcuno li reclami. Molti rimangono lì per tanto tempo. Fino a un anno, se nessuno li reclama. E così loro rimangono sugli scaffali, e con essi le loro storie.
Anna ogni tanto passa e li guarda. Li tocca. Chiude gli occhi. Chissà quali storie racconteranno quegli oggetti. Cellulari, occhiali, chiavi, ombrelli, borse e tanti, tantissimi portafogli. Questo da uomo ad esempio. Nero, di pelle, sembra nuovo, solo un po’ incurvato per essere stato tenuto in tasca. Forse era di un uomo benestante. Lo apre, anche se non dovrebbe. Due foto. Una donna, sui quaranta. Alta, magra, capelli a caschetto scuri. Indossa un vestito nero a fiori, le gambe scoperte, sandali ai piedi. La moglie o forse l’amante, chi lo sa. Poi un ragazzino. Forse dieci anni, in pantaloncini corti, forse durante una vacanza. Forse. Chiude il portafogli e lo mette al suo posto. Un altro portafogli. Da donna, abbastanza grande. Apre anche questo. Carte di credito, niente soldi, scontrini, tanti scontrini. Supermercato, profumerie, Mc Donalds… Chissà in quanti posti è andata. Era sola? In compagnia? Un marito, un amante, un fidanzato… Chi lo sa. Niente foto. Una donna sola? O semplicemente una a cui non piacciono le foto? Nessuno lo sa. Uno smartphone. Anna lo prende in mano, lo tocca. Non lo accende, tanto comunque non potrebbe entrarci. Immagina. Chissà magari dentro ci sono delle foto piccanti… Magari l’hanno usato due amanti per riprendersi mentre facevano quelle cose… Anna rimette via il telefono e i suoi cattivi pensieri. Dovrebbe smettere di curiosare, ma è più forte di lei. Per qualche secondo quegli oggetti dimenticati le fanno vivere le vite di altre persone. L’ultimo portafogli. Solo questo, poi per oggi basta. Un portafogli da donna, ancora. Anna lo apre. Le solite cose. Un foglietto piegato. Lo apre e legge:
“Chiunque tu sia, se leggi questo probabilmente io non ci sarò più. Sarò fuggita in qualche parte lontana del mondo, perché la vita qua era troppo pesante. Ti prego, gentile sconosciuto/a, se trovi questo biglietto avvisa mia madre e mio fratello che sto bene, anche se nessuno deve sapere dove sono. Mi è dispiaciuto andarmente così come una ladra, ma non avevo scelta. Provate a capirmi”
Poi due numeri di cellulare.
E adesso?

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