Il club privé – Prologo [un racconto di Serena]

Un venerdì di ottobre, ore 11:30

Questa mattina mi ha chiamata. Una telefonata breve come sempre.
“Ciao sono Filippo. Ti andrebbe di fare qualcosa assieme domani sera? Qualcosa di speciale…”
Una vampata improvvisa mi sale dallo stomaco e poi sale fino al volto.
“Speciale in che senso?”
“Te lo dico dopo. Dimmi se ti va”
Ci penso un paio di secondi, ma la vampata di calore mi ha già fatto capire tutto.
“Si, va bene sentiamoci dopo.”
“Alle 13:30 va bene?” “Si, ok”.
Alzo lo sguardo per vedere il collega e le due colleghe che condividono la stanza con me. Nessuno mi degna di uno sguardo. Perfetto, la telefonata è passata inosservata. Ho dissimulato bene le mie sensazioni. Sembravo al telefono con un’amica qualsiasi. Una risata, un sorriso e tutto è andato bene.

Mi sono lasciata da sei mesi circa dall’uomo con cui ho convissuto dieci anni, finché, una bella mattina sono tornata a casa perché avevo lasciato dei documenti di lavoro e l’ho trovato che si scopava la tipa che veniva a fare le pulizie. Era rimasto a casa dicendo che non si sentiva tanto bene e io mi ero persino preoccupata per lui; invece l’ho trovato sul letto, lei alla pecorina e lui che la prendeva da dietro.
Ho lasciato lui e quella casa il giorno dopo. Un mese o poco più a casa dei miei poi mi sono trasferita in un piccolo monolocale soppalcato in centro.
Qualche tempo dopo ho incontrato Filippo, una sera in un locale.
Sono sempre stata una donna dalla sessualità abbastanza libera, ma senza esagerare. Il sesso mi è sempre piaciuto come alla maggior parte delle donne. Con Marco (questo è il nome del porco scopatore di colf) le cose erano sempre andate bene a letto, senza esagerare.
Per intenderci, eravamo una coppia normale, due che fra di loro si divertivano, ma che avevano sempre lasciato fuori dalla porta storie un po’ strane.
Chissà quante volte, senza che io lo sapessi mi aveva piantato un bel paio di corna. Il suo lavoro lo portava in giro, chissà quante amanti aveva se sparse per tutta la Toscana.
Avevo già visto amiche o conoscenti finire in situazioni simili e la reazione era stata quasi sempre una di queste:
1) sparizione dal mondo e ritiro in una sorta di vita monastica;
2) fidanzamento con il primo che capita perché non si sa stare da sola;
3) vita nuova, cercando di divertirsi il più possibile.
Io ho scelto l’opzione 3.

Con Filippo le cose sono andate bene da subito. Lui è sposato e la cosa, contrariamente a quello che potete immaginare a me va benissimo. Non voglio storie serie, per ora. Non vive a Firenze, è di Siena, quindi non rischiamo di incontrarci per strada. La sera che ci siamo conosciuti mi è piaciuto subito. Ero fuori con delle amiche che mi avevano portato a divertirmi per evitare che facessi la scelta sbagliata fra le tre che ho detto prima.
L’ho visto che ballava e ho deciso che ci avrei provato. E così un ballo, un drink (anche due o tre a dir la verità) e siamo finiti a parlare un po’ in disparte.
Devo dire che quella sera per la prima volta dopo un bel po’ mi ero decisa ad uscire abbigliata come si deve. Era maggio, si stava bene c’era caldo. Essendo un giorno fra settimana mi ero dovuta arrangiare, ma anche da sola sono ancora capace di farmi bella.
Sono 1,65 peso 58 kg, ho i capelli neri corvini, un po’ mossi, occhi verde foglia e un corpo tutto sommato normale. Una seconda di seno e un sedere forse un pelo abbondante ma che agli uomini è sempre piaciuto.
Quel giorno mi ero accuratamente preparata e avevo indossato un vestito nero non troppo corto.
Filippo era alticcio e io non ero da meno, così dopo un po’ mentre parlavamo del più e del meno si è avvicinato e ha provato a baciarmi. Io non aspettavo altro e mi sono lasciata andare.
Poco dopo ho sentito l’umido delle sue labbra sulle mie e poi la sua lingua malandrina che si infilava nella mia bocca. Nel frattempo la sua mano era sulla mia coscia, lasciata scoperta dal vestito che era salito su.
Mi sono gustata quel bacio fino all’ultimo secondo. L’ebbrezza della prima volta che ormai avevo dimenticato, il trasporto della passione che cresce, tutte sensazioni che ormai avevo sepolto nel fondo della memoria. Sì perché a differenza dello stronzo con cui convivevo, io per dieci anni gli sono sempre stata fedele anche se le occasioni non mi sono mancate.
Dopo quel bacio appassionato ne sono arrivati altri e lui mi ha proposto di uscire. Ormai era abbastanza tardi e siamo andati via. Aveva l’auto nel parcheggio, una bella Mercedes station wagon, siamo saliti. Ci siamo baciati ancora, la temperatura stava pericolosamente aumentando, sentivo la sua voglia di me e anch’io non ero da meno.
Però poi gli ho detto: “Non ora, non qui”.
Non volevo storie impegnative, vero, ma nemmeno una sveltina in macchina.
Gli ho accarezzato il petto, con la mano sono scesa fino ai pantaloni. Sotto c’era un bel cazzo, a giudicare dalla prima impressione. Ho aperto la zip e l’ho tirato fuori. Era effettivamente un bel cazzo, non enorme, ma ben fatto.
Ho iniziato a massaggiare la pelle lentamente, con la mano, mentre incrociavo lo sguardo con il suo. La sua mano sulla mia testa è stato un gesto inequivocabile; ho legato rapidamente i capelli con un elastico che porto sempre al polso e poi ho iniziato a succhiarlo. E’ vero che per dieci anni sono stata fedele al mio uomo ma con lui abbiamo sempre scopato alla grande, quindi con un uccello in bocca so bene cosa fare. Ho iniziato a leccarlo, poi a metterlo in bocca e succhiarlo. Era durissimo lo sentivo bene con la bocca e con la mano e sapevo anche che non sarebbe durato molto.
Ho accelerato il ritmo del pompino, finché ne l’ho sentito dire: “Sì, dai, vengo…” e lo sperma caldo ha allagato la mia bocca. L’ho ingoiato tutto, poi l’ho guardato e gli ho detto: “Ci scambiamo i numeri di telefono che vorrei rivederti?”
E lui: “Un attimo non è come sembra.”
“A me sembra molto chiaro come è, non mi sembra che la cosa che la cosa ti abbia fatto schifo.”
“No, anzi…” “Ma io voglio onesto con te, ho una moglie una figlia.”
Mi ha fissata, pensando che sul mio viso comparisse chissà quale espressione, ma ci ha trovato solo una risata.
“Non voglio mica sistemarmi! Non cerco un fidanzato né un marito. Voglio solo divertirmi, quindi tranquillo, va bene così. Un’espressione più rilassata è comparsa sul suo viso. Allora va bene, vengo spesso a Firenze… ” Ci siamo scambiati i numeri di telefono e sono andata a casa.

Un venerdì di ottobre, ore 13:30

Sono uscita da sola a pranzo con la scusa di avere un paio di giri da fare. La verità è che aspetto la sua chiamata. Sono impaziente come una sedicenne che sta per avere il suo primo appuntamento. E dire che con Filippo abbiamo fatto sesso diverse volte; praticamente ogni volta che passa da Firenze ci ritroviamo per un’ora o due a casa mia e scopiamo come dei pazzi.
E’ un discreto porcello e ha fatto sì che le mie ultime inibizioni sparissero in fretta già dalla prima sera che è venuto a casa mia. Era un giovedì sera, io ero stanca morta dal lavoro, quando mi arriva un messaggio su WhatsApp. “Ciao Sere, sono a Firenze ci vediamo?” Asciutto ed essenziale come suo solito. Per cinque minuti non ho capito più nulla. Poi sono riuscita a rispondere di sì. Verso le 21:00 è arrivato, ero eccitata come una ragazzina. Mi ero preparata per per aspettarlo e questo mi aveva fatto sentire un po’ troia. Non ho mai indossato intimo troppo vistoso ma una sottoveste di raso con cui coprire un completo nero di pizzo ce l’ho anch’io. Candele, musica adatta…

E’ entrato in casa mia con una rosa rossa e una bottiglia di Brunello di Montalcino… Cominciamo bene, ho pensato. Ha chiuso la porta alle sue spalle, mi ha guardata e mi ha baciata. L’ho fatto accomodare, casa mia è piccola, ci siamo seduti sul divano. Le candele facevano una certa atmosfera, in sottofondo “Back to black” di Amy Winehouse completava il tutto. Mi sono avvicinata a lui, indosso avevo solo la sottoveste di raso nero, dalla quale spuntavano le mie gambe nude, ho portato due bicchieri e abbiamo bevuto. Non sono una gran bevitrice, per cui l’effetto del vino è stato abbastanza rapido. Le sue mani hanno iniziato a sfiorare il mio corpo. un brivido imprevisto è sceso giù lungo la spina dorsale. Poi, lentamente mi ha sfilato la sottoveste. Era la prima volta dopo tanti anni che mi trovavo ad essere nuda davanti a un uomo che non fosse Marco. Temevo quel momento mi aspettavo che l’emozione mi tradisse, per me era come se fosse tutto nuovo, dopo tanto tempo. Invece nulla. La chimica con Filippo era scattata subito. Mi sentivo naturale. Mi ha baciata di nuovo, mentre con le mani mi ha slacciato il reggiseno. Ho un seno piuttosto piccolo, quindi nonostante non sia più una ragazzina è ancora abbastanza sodo. Le sue mani hanno afferrato i miei polsi e li hanno portati dietro la schiena, il mio viso è finito contro il suo ventre peloso e magro, poi lentamente mi ha spinto giù, in ginocchio fino a farmi trovare con il viso all’altezza del suo pube.
Sapevo bene cosa dovevo fare. Ho slacciato i pantaloni, che sono caduti ai suoi piedi, ho abbassato i boxer e ho iniziato a succhiarlo. Le sue mani sono finite sulla mia testa, invitandomi a proseguire in ciò che avevo iniziato. Il suo cazzo è sparito rapidamente nella mia bocca, all’interno della quale ho iniziato a sentirlo crescere. La sua gamba nuda è finita tra i miei seni. mentre la mano, dietro la testa, continuava a spingermi sul suo sesso. Ho sempre avuto una forte sensibilità nei confronti degli odori e sentire sotto le narici il suo profumo di maschio non ha fatto altro che eccitarmi ancora di più.
Ho continuato il pompino, il cazzo di Filippo ormai era completamente intriso della mia saliva e scorreva veloce nella mia bocca, mentre gli schizzi colpivano le sue gambe e i miei seni.
La mia applicazione aveva dato i suoi frutti e Filippo era visibilmente eccitato e il suo membro duro e pronto per me.
Si è seduto sul divano con il cazzo che svettava eretto, mi ha guardata e mi ha detto “Togliti le mutandine. Ma lentamente, voglio gustarmi questo momento” Piano piano, ho iniziato a sfilare gli slip neri di pizzo che portavo ancora addosso. Vedevo il suo sguardo eccitato. Sono rimasta completamente nuda davanti a lui, non provavo nessun imbarazzo, era la cosa più naturale del mondo e questa cosa mi ha stupito molto.
“Avvicinati”, mi ha detto. Appena sono arrivata vicino a lui ho sentito la sua mano tra le cosce e un dito che cercava la mia figa. Ho allargato le gambe e l’ho lasciato fare. Sentivo le sue dita entrare dentro di me, violare la mia parte più intima, un abuso che sognavo da tempo e che mi ha fatto presto partire con la testa. La mia vagina si è rapidamente allagata di umori di piacere e dopo poco, solo con le mani mi ha fatto raggiungere l’orgasmo. Poi ha tolto le sue mani dalla mia figa completamente allagata e mi ha invitato a salire sopra di lui.
Una sensazione inebriante ha preso possesso del mio corpo. Dopo anni facevo sesso con un uomo che non fosse Marco e tutto era assolutamente naturale e piacevole. Ho lasciato partire un profondo sospiro di piacere e iniziato a cavalcare il membro di Filippo, mentre le sue mani si posizionavano sui miei fianchi per guidarmi. Ho chiuso gli occhi e reclinato il capo all’indietro, mentre mi godevo la penetrazione e il piacere che mi procurava. Siamo andati avanti così ancora per un po’ poi mi ha fatto scendere. Mi ha fatta mettere supina sul divano, mi ha allargato le gambe e, posizionandosi davanti a me, ha iniziato a prendermi con le gambe sollevate. In quella posizione i colpi erano decisi e profondi lo sentivo che riempiva la mia figa e mi scopava con decisione. Ogni tanto reclinava il busto verso di me per baciarmi e in quei momenti il piacere diventava molto intenso, con il suo cazzo che mi scopava e la sua lingua nella mia bocca.
Mi sentivo bene, rilassata e in preda al piacere come non mi capitava ormai da tempo, lì, sul divano di casa mia, mentre lui mi teneva le gambe per le caviglie e mi faceva sua in quella posizione. La vista di lui che mi scopava ha aumentato la mia eccitazione e poco dopo ha raggiunto per la seconda volta l’orgasmo, forte e deciso, ho lasciato andare un grido rauco di piacere, subito bloccato dalla mano di Filippo e forti scosse di piacere hanno iniziato a pervadere il mio corpo, mentre copiosi umori scendevano dalla mia figa. Filippo mi guardava godere, mentre con una mano palpava i miei seni, poi quando ha visto che avevo passato il climax si è sfilato e mi ha detto: “Girati!”.
Mi sono messa a pecorina con le ginocchia sul pavimento e il busto appoggiato alla seduta del divano. Gli uomini mi hanno sempre adorata in quella posizione perché il mio culo, come ho detto forse un po’ abbondante, risalta al massimo e si sono sempre eccitati parecchio. Filippo non ha fatto eccezione ed è rimasto anche lui stregato dalla vista, con il mio viso parzialmente coperto dai capelli e il sedere in vista.
Si è fermato a guardarmi: “Sei bellissima”, mi ha detto, mentre rimirava il mio culo all’aria e la mia figa che ancora gocciolava per l’orgasmo di poco prima.
Ho sentito di nuovo le sue dita che entravano dentro di me, senza nessuna difficoltà, visto l’orgasmo appena passato, poi le ha tolte e, dopo aver appoggiato il suo ventre sulla mia schiena me le ha date da leccare. Le ho messe avidamente in bocca e ho leccato tutti i miei umori, ormai ero in preda al piacere più intenso, credo che avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e non gli avrei detto di no.
Poi ho sentito la sua cappella appoggiarsi alle mie labbra e scivolare dentro senza fatica, mentre le sue mani mi hanno afferrato per i fianchi e hanno iniziato a guidarmi avanti e indietro nella danza della penetrazione. Anche Filippo era in preda al piacere, mi stringeva in maniera decisa, i suoi colpi erano decisi, profondi, sentivo il suo cazzo che mi prendeva, lo sentivo dentro di me, ero sua, era tutto facile, semplice ma dannatamente eccitante.
Stavo per raggiungere l’orgasmo per la terza volta, il cervello si era annebbiato, le gambe tremavano, i muscoli dei piedi si contraevano, come quelli della vagina attorno a quel cazzo che mi stava facendo riscoprire il piacere come ormai non lo lo ricordavo più. Filippo ansimava in maniera sempre più decisa, sapevo che stava per venire e infatti poco dopo, l’ho sentito dire “Siiii… Godo….” e ho sentito il suo cazzo sfilarsi e il suo sperma caldo sulla schiena. Sentivo la sua crema calda su di me, la sentivo che scendeva lungo la riga del culo e sgocciolava sul pavimento assieme ai miei umori… Si, perché tutto questo mi aveva fatto godere per la terza volta…
Poi ha raccolto con un dito il suo sperma dalla mia schiena e me lo ha dato da leccare, facendo salire di nuovo la mia eccitazione.
Poco dopo eravamo sdraiati sul divano, vicini, con lui che mi baciava dolcemente

Quindi se Filippo mi ha proposto qualcosa di strano deve esserlo davvero. Finalmente è arrivata la chiamata.
“Ciao Sere, tutto bene?”

“Sì, tu?”

“Bene, grazie. Domani stasera passo da Firenze ti va di fare qualcosa di molto particolare?”
“Oddio dipende…”
“Voglio andare con te in un club privé…”
Ho sempre avuto un’idea molto vaga di cosa sia. “Ma come funziona?”, ho chiesto ingenuamente.
“Si va lì, ci sono altre coppie e singoli e poi si fa quello che ti va di fare”
Trenta secondi di silenzio.
“Tranquilla, è una cosa sicura e poi non andiamo a Firenze dove potremmo incontrare qualcuno che ci conosce…”
“E dove andiamo?”
“A Bologna.”
La cosa mi ha subito tranquillizzata. Già il pensiero di finire in una specie di orgia mi inquieta, ma la possibilità di trovare qualcuno che conoscessi mi terrorizza letteralmente.
Altri trenta secondi di silenzio. “Mi assicuri che posso stare tranquilla?”
“Sì, decidi tu cosa fare fare e se farlo.”
Quest’ultima affermazione ha fatto cadere le mie ultime resistenze.
“Ok, va bene.”
“Però solo una cosa…” Devi vestirti in maniera molto sexy. Ti mando qualche foto di esempio.”
Sono più incuriosita che eccitata. Poco dopo sono arrivate le foto. Ritraggono una donna più o meno della mia corporatura, con indosso un completo nero con reggiseno a balconcino, un perizoma striminzito e delle calze autoreggenti sempre nere e un paio di decolleté con il tacco che sarà stato almeno 10 cm
Sono rimasta per un po’ a guardare le foto che mi aveva mandato Filippo. Non sapevo come fare a rendermi sexy. Ho pensato che potevo tranquillamente passare da un negozio di intimo a comprarmi un completino e delle calze autoreggenti, il problema erano le scarpe e (forse) il vestito. Ci avrei pensato in serata.

(Continua…)

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