La punizione

Mi fa male. La sua mano enorme rispetto al mio viso me lo sta schiacciando sul tavolo. L’altra mano sta colpendo il mio culo nudo. I jeans e le mutandine sono abbassate sulle mie caviglie. Non pensavo che sarebbe finita così, la mia serata. Cena natalizia aziendale, tanti colleghi, lo conoscevo già, lavoriamo per la stessa azienda ormai da qualche anno e l’ho incontrato diverse volte. Stasera complice la serata in libertà e l’alcool ci ha provato e io, che ne avevo voglia, ho accettato. Siamo andati a casa sua, ognuno per conto proprio per non destare sospetti. Sembrava una scopata come le altre, ma poco dopo ho capito che non sarebbe stato così. Mi ha baciata, ma poi ha cominciato ad afferrarmi con decisione, mi ha sdraiata sul tavolo e denudata con violenza e infine mi ha messa in questa posizione. Sento un odio profondo nei miei confronti. Provo a muovermi, ma la sua mano è tra i miei capelli e spinge il mio volto sul tavolo, mentre con l’altra sta iniziando a toccarmi tra le gambe, che istintivamente cerco di stringere, ma la sua mano è grande e me lo impedisce. Ho la sensazione che le cose mi stiano sfuggendo di mano. Sapevo di stargli antipatica, a lui come a tanti altri, a volte sul lavoro ho degli atteggiamenti che sono veramente odiosi, ma per un perverso gioco della mia mente questo mi ha spinto ad accettare la sua corte. Sapevo che nonostante tutto, non avrebbe resistito e sarebbe venuto a letto con me. Solo non avevo previsto questa evoluzione. Pensavo che, come gli altri, anche lui sarebbe stato talmente in preda al piacere per aver scopato quella antipatica di Martina che la cosa lo avrebbe soddisfatto. Non avevo considerato l’eventualità di essere sottomessa in questo modo, ma ora sono qua, a pecorina sul suo tavolo della cucina, con i pantaloni e le mutande calati, una mano che mi schiaccia il volto sul tavolo e le sue dita che, dopo aver stimolato la mia figa adesso stanno esplorando il mio culo. Sento il suo viso vicino al mio, è dietro di me, da qui non posso vederlo, ma capisco bene quando mi dice: “Stasera comando io, piccola troia, sei mia…” Nessuno mi aveva mai parlato così, sono io quella che comando e questa situazione per me è del tutto nuova. Le sue dita continuano a tormentare il mio culo si avvicina di nuovo a me mi dice: “Non provare a muoverti, stronza o le prendi”. La mia mente è attraversata da un mix di disgusto, paura e qualcosa che non conosco. Capisco di cosa si tratta quando sento che mi sto bagnando. Mi rifiuto di crederci, ma una subdola eccitazione strisciante si sta impossessando di me, anche se cerco di combatterla. Non so come comportarmi, ma lui è più veloce del mio pensiero e rapidamente mi lega le mani dietro la schiena con delle fascette da elettricista, un po’ come si vede nei film. Sto per dire qualcosa quando un fazzoletto occupa la mia bocca, costringendomi a tacere. Passa la sua lingua sul mio viso e poi va a togliermi pantaloni e mutande e mi lega le caviglie ai piedi del tavolo con le fascette. Adesso che mi ha immobilizzata apre il frigorifero prende una sedia, stappa una bottiglia di birra e si siede a guardarmi. Io, Martina, la stronza dell’ufficio, quella che guarda sempre tutti dall’alto in basso, sono legata al tavolo della cucina di un collega, nuda e impossibilitata a muovermi, mentre lui si sta bevendo una birra e non sembra nemmeno troppo interessato a me. Mi toglie il fazzoletto dalla bocca mi fa bere una sorsata. Poi si siede e mi guarda: “Sei in una posizione un po’ insolita per te, vero? Cosa si prova ad essere nelle mie mani, considerato quanto mi stai sui coglioni?” “Stronzo!” rispondo. “Si, insultami che sei ancora più figa”, mi risponde. Si alza, si mette davanti a me e si spoglia, con tutta la calma del mondo, mette da una parte i vestiti e si presenta con il suo sesso in mano. Non so più cosa fare. Sono divisa tra la voglia di farmi fottere e quella di oppormi in qualche maniera a lui. Poi l’odore del suo cazzo sotto le mie narici cambia tutto. Non ho mai resistito agli odori forti e pungenti e anche questa volta questo basta per farmi cedere. Apro la bocca e provo a succhiarlo, ma lui lo ritrae subito. Poi me lo avvicina di nuovo e lascia che io lo prenda. Non ho nemmeno iniziato a succhiarlo che lui mette la mano dietro la testa e me lo spinge in fondo alla gola, poi si ferma, mi guarda: “Ora se voglio io te lo spingo in gola e ti soffoco. Stanotte sono io il tuo padrone” E lo spinge ancora di più facendomi faticare a respirare. Ancora più giù, adesso mi manca il fiato, il suo cazzo mi sta togliendo l’aria, ho le mani legate e non posso fare nulla, il panico mi assale, credo di stare diventando paonazza, sgrano gli occhi e lui finalmente lo toglie. “Pensa potrei soffocarti con il mio cazzo…” La sua dimostrazione di forza e potere ha vinto. “Lo voglio…” dico e lui: “Se vuoi il cazzo devi pregarmi, puttana!” e mi colpisce con uno schiaffo in volto, in verità non forte, non mi fa particolarmente male, me ne fa molto di più l’umiliazione del gesto. Lo guardo e gli dico: “Ti prego, dammi il cazzo in bocca, ti supplico…”. Lui lo afferra e lo usa per schiaffeggiarmi un paio di volte, poi finalmente posso succhiarlo. Mi afferra i capelli, anche se sono corti e me lo spinge di nuovo in fondo alla gola. La saliva mi cola dalla bocca, mentre il suo sesso è ormai durissimo. So che adesso mi prenderà, anche se non so ancora come né dove. Si infila un preservativo e va alle mie spalle, mentre io sono sempre legata al tavolo. Ancora la sua grande mano tra le mie gambe, ma stavolta non la blocco, non le stringo. Provo a sollevare il busto e a girarmi indietro, ma lui di nuovo mi schiaccia il viso sul tavolo. “Stai giù troia!” mi dice. Ormai nulla mi fa più paura, anzi mi sta facendo eccitare sempre di più. Lo sento che si appoggia alle mie grandi labbra e poi entra dentro di me, accolto da un lungo sospiro da parte mia. Spinge con decisione, ma con colpi lenti e profondi. Non oso alzare di nuovo il volto dal tavolo, nemmeno quando lui comincia a sculacciarmi pesantemente. Mi scappa qualche piccolo urlo di dolore e temo che lui mi faccia ancora più male, ma mi rendo conto che invece la cosa lo eccita alquanto e comincia a spingere più forte. Si piega sopra di me, mi schiaccia ancora il viso sul tavolo e avvicina il suo volto al mio, ci passa sopra la lingua e mi dice: “Se potessi vederti, come sei bella legata e solo mia…” Mentre sta continuando a possedermi vedo che avvicina alle mie labbra un oggetto apparentemente di vetro, dalla forma inequivocabile. “Leccalo, puttana.” è il suo commento. Non credo di avere possibilità di oppormi e poi ormai non lo voglio nemmeno più fare, perché tutto quanto mi sta facendo godere. Credo di immaginare cosa voglia fare con quell’oggetto e in effetti poco dopo sento la sua saliva inumidire il mio ano e l’oggetto di vetro che ci si infila dentro. Mi parte un urlo di dolore. Mi ha infilato quel coso nel culo senza alcuna pietà e adesso lo muove anche avanti e indietro, mentre continua a sculacciarmi. Infine il momento che tanto temevo arriva. Il plug sparisce e il suo cazzo ne prende il posto. Urlo di nuovo dal dolore, mi sta sodomizzando senza nessun riguardo. Lo sento violare il mio culo con colpi profondi. Urlo ancora, ma stavolta è un mix di piacere e dolore, mentre lui continua a spingere e mi dice: “Godi stronza, stanotte lo prendi tu in culo” Si ferma, lo toglie per un attimo, capisco che sta ammirando il mio ano che sta subendo quell’oltraggio da parte sua, poi lo rimette senza pietà e ricomincia a spingere, afferrandomi di nuovo per i capelli. Sto impazzendo. La situazione, per me totalmente nuova mi sta facendo perdere la ragione. Vorrei muovermi, non so se per togliermi da quella situazione o per potere godermi meglio la scopata, ma in ogni modo non posso farlo perché sono completamente immobilizzata, mentre lui continua a prendermi con decisione, con colpi profondi e cadenzati. Ormai il culo non mi fa più male, è rimasto solo il piacere, sempre più intenso, fino a che non esplodo in un orgasmo che non pensavo di poter provare. Lui continua a spingere, senza degnarmi di alcuna considerazione, senza smettere di colpire il mio culo con le sue mani. Spero che non duri ancora molto, perché ora il dolore sta diventando forte, non solo per la penetrazione, ma anche per la postura che mi sta obbligando a tenere. Finalmente lo sento che si sfila da dentro di me e qualche secondo dopo il suo cazzo è di nuovo nella mia bocca, mentre le sue mani mi afferrano la testa. Lo spinge avanti e indietro, come se volesse scoparmi, non posso fare altro che succhiarlo finché non sento il sapore caldo e acre del suo sperma che allaga la mia bocca. Sembra non finire più, non riesco a trattenerlo nonostante lui con le mani mi obblighi in quella posizione, comincia a colare giù, mentre lui mi schiaffeggia di nuovo e io, incredibilmente godo ancora. “Leccalo, troia, raccogli tutto fino all’ultima goccia” mi dice e io sono costretta una volta di più ad obbedire. Poi lentamente si pulisce, indossa di nuovo i pantaloni, prende un paio di forbici e taglia le fascette. Sono nuda, sporca di sperma e saliva, vorrei pulirmi, ma lo stronzo raccoglie i miei vestiti, apre la porta e li getta sul pianerottolo. Lo guardo esterrefatta: “Cazzo fai?” ” Esci da casa mia,troia, sparisci” mi dice e mi accompagna alla porta, dove mi molla un calcio nel sedere e mi chiude fuori. Sono senza parole.Non solo mi ha legata e scopata, ma mi ha pure buttata fuori di casa nuda e tutta sporca. Vorrei piangere, ma non gli darò mai questa soddisfazione. Mi rimetto velocemente i vestiti, mi pulisco alla meglio con quello che ho e scappo via. Mentre scendo le scale incontro una coppia che entra, cerco di nascondere il volto, ancora sporco e con il trucco colato, per fortuna sono almeno riuscita a vestirmi. Poi finalmente arrivo alla macchina e mi posso rilassare un attimo. Un messaggio. Prendo il telefono e leggo, è lui: “Spero che la lezione ti sia servita. E sappi che ho filmato tutto.” Adesso piango davvero, sola in auto. Ha vinto lui, nulla da aggiungere.

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