Bologna, novembre 1993
Alberto era stato il principale artefice della mia trasformazione. Senza di lui non so se sarei mai diventata quello che sono e sono stata. Era un ragazzo di un paio d’anni più grande, bello, anche se non bellissimo, affascinante e soprattutto dotato di un ascendente incredibile su di me. Dopo quella prima estate non avevo più molte occasioni di vederlo, visto che abitavamo in città diverse, anche se non troppo distanti. Ci scambiammo i numeri di telefono, ma non è che potessimo sentirci poi molto (i cellulari sarebbero diventati cosa comune solo dopo 6-7 anni). Arrivò l’inverno e io frequentavo qualche ragazzo, ma senza troppa convinzione. Certo, nella mia città abitava Marco, l’altro protagonista di quelle incredibili avventure estive, ma non era la stessa cosa. Ci vedevamo, ogni tanto, e magari si faceva anche sesso, ma la cosa non mi soddisfaceva. Ogni tanto mi tornavano in mente gli incredibili momenti di quell’estate passata, con le fantastiche avventure con quei due e dovevo correre in bagno e masturbarmi come una pazza. Finché non arrivò un week end, verso la fine di novembre, in cui i miei genitori si sarebbero assentati dal venerdì sera alla domenica. Avevo la casa completamente libera! I miei si fidavano a lasciarmi sola, ero (apparentemente) una ragazza modello, buoni voti a scuola, facevo volontariato, suonavo la chitarra. E poi i miei nonni abitavano a poca distanza da noi, sarei potuta andare a mangiare da loro e sarei stata comunque sotto controllo. Arrivò il venerdì e loro partirono. Io, dopo la cena dai nonni rincasai, chiamai la nonna per dirle che ero arrivata a casa e dissi che sarei andata a dormire. Invece chiamai Alberto e gli raccontai la situazione, dicendogli che avrei voluto passare una serata con lui a casa mia, l’indomani. Lui ovviamente accettò e rimanemmo d’accordo che sarebbe venuto da me l’indomani dopo la mezzanotte, orario a cui io dovevo rientrare e fare la “telefonata di controllo” ai nonni. Dopo avremmo avuto tutta la notte per noi! Appena misi giù il telefono fui presa da una smania irrefrenabile, che si calmò solo dopo essermi ripetutamente masturbata. L’indomani pomeriggio, tornata da scuola pensai a qualcosa da mettere per quell’incontro. Optai per un vestito a tubino leggero, nero, sotto al quale misi il completo intimo più sexy che trovai, composto da un paio di mutandine e un reggiseno a balconcino con il pizzo, entrambi di colore nero. Cercai di passare normalmente il resto della giornata, ma non fu semplice. Feci un giro in centro con le amiche, poi pizza e cinema. Ma il pensiero di Alberto e di quello che avremmo fatto quella notte continuava a tormentarmi. Finalmente arrivò il momento di prendere il bus e rincasare, di fatto il momento che aspettavo dalla sera precedente. Ero su di giri. Arrivai a casa e feci la telefonata alla nonna. Avrei voluto masturbarmi, ma decisi di conservare tutto il piacere per dopo, per Alberto. Feci una doccia, indossai gli abiti che avevo preparato e mi misi sul divano ad aspettarlo. Era mezzanotte e mezza e lui sarebbe arrivato da lì a mezz’ora.
Qualche minuto prima dell’una arrivò. Era ancora il bel ragazzo dell’estate precedente. Mi diede un bacio sulla bocca e lo invitai ad entrare.
L’eccitazione crebbe subito in modo sensibile. Non ci potevo credere, avevo Alberto lì, tutto per me, per tutta la notte.. Non appena ci fummo chiusi la porta alle spalle si avvinghiò a me e mi baciò appassionatamente. La mia eccitazione si trasformò rapidamente in piacere. Avevo una voglia incredibile di lui, volevo sentire la sua lingua in bocca, volevo che mi toccasse, che esplorasse il mio corpo, che mi facesse sua. In effetti le nostre lingue si stavano già intrecciando in bocca e le mani stavano esplorando i nostri corpi. Le sue su infilarono sotto il mio vestito e iniziarono a toccare il mio sedere, mentre le mie erano alla ricerca del suo sesso. Mentre eravamo impegnati in queste “attività” ci spostammo verso il salotto. Qua Alberto, si staccò da me è mi disse:
“Spogliati!”
Ero abituata a quella sua aria da capo, si vedeva che voleva dominare le situazioni. Quel suo modo di fare mi piaceva da impazzire, già allora avrei dovuto capire che avevo una predilezione per gli uomini decisi e autoritari, ma ero troppo giovane per intuire che non era una cosa momentanea, ma veniva dal profondo della mia anima
Io ubbidii, sfilando il mio vestito e lasciandolo cadere a terra, mentre un brivido correva lungo la mia schiena. Lui si svestì a sua volta. Poi mi spinse a sedere sul divano e posizionò il suo membro davanti alla mia bocca. Immediatamente, senza che avesse bisogno di dire altro, lo ingoiai mentre le sue mani guidavano la mia testa avanti e indietro. Finalmente! Lo avevo sognato per notti e notti, mentre mi masturbavo a letto fino quasi a svenire dal piacere. Iniziai a succhiarlo con dei movimenti lenti e cadenzati, lo facevo sparire quasi interamente nella mia bocca, mentre la mia lingua accarezzava il suo glande. Ad un certo punto Alberto disse:
“Stasera ti voglio fare un bel regalo. Mettiti comoda e togli le mutandine”.
Non era il comando autoritario di prima, era detto come se fosse quasi un suggerimento. Eseguii, poi, lui si inginocchiò davanti a me e cominciò a leccarmela. Era davvero bravo, avevo potuto verificarlo più volte durante l’estate e quella volta non fu da meno. Poi prese due dita, le infilò e cominciò a stimolarmi, prima piano, poi sempre più forte, finché non raggiunsi l’orgasmo. Alberto bevve avidamente i miei umori e poi si alzò e disse:
“Adesso tocca a te!”
e posizionò di nuovo il sesso davanti alla mia bocca, che lo accolse di nuovo, ricominciando l’operazione già fatta prima. Era già bello duro, aspettava solo me. Mi dedicai all’operazione con la massima applicazione. Lo sentivo ingrossarsi sotto le mie leccate, mentre vedevo il piacere sul suo volto. Poi tirò fuori un preservativo e mi disse:
“Mettilo! Così ci divertiamo senza paura!”
Devo dire che apprezzai molto il gesto e glielo misi rapidamente. Poi scivolai un po’ in basso e dissi:
“Dai, chiavami, che non resisto più!”.
Sentii il suo glande appoggiarsi alle mie labbra, gonfie e dilatate grazie al lavoro di lingua, poi piano piano lo sentii entrare. Un’ondata di piacere pervase il mio corpo. Finalmente Alberto mi stava possedendo. Devo dire che avevo notato una differenza rispetto all’estate: era più delicato nei miei confronti, sembrava che pensasse anche a far divertire me e non solo a se stesso. Mi prendeva con calma, dando dei colpi lenti e cadenzati che mi facevano impazzire. Poi Alberto mi propose di cambiare posizione, si sedette lui sul divano e mi fece salire a cavalcioni. Quella posizione mi è sempre piaciuta molto e in breve mi impalai sopra di lui. Alberto mi aveva messo le mani sulle natiche e mi faceva andare su e giù sul suo membro. Mi sentivo sua, le sue mani guidavano il movimento mi possedeva non solo fisicamente, ma anche mentalmente; lentamente mi abbandonai al piacere intenso che saliva dal mio corpo, chiusi gli occhi, reclinai il capo all’indietro e lasciai partire un grido di piacere che Alberto zittì subito con la mano dicendomi:
“Ssshhh, vuoi che ci sentano tutti?”
Sentivo che stava per venire, le sue mani erano sempre più salde sui miei glutei, finché lo sentii dire:
“Si dai vengoooo!!!”
e sentii che veniva nel preservativo dentro di me; raggiunsi l’orgasmo assieme a lui e ci accasciammo sul divano esausti.
Passarono pochi minuti, durante i quali rimanemmo in silenzio; Alberto mi accarezzò e mi baciò, poi andammo a lavarci. Scoprii che aveva anche un lato dolce, non era solo autoritario e dominatore come lo avevo visto l’estate precedente.
Quando uscimmo dal bagno dissi:
“Non vorrai mica fare basta così?”
e lui: “Se vuoi possiamo proseguire, però mi piacerebbe vederti con addosso qualcosa di veramente sexy”
e io: “Credo che ti dovrai accontentare, non credo di avere nulla di più provocante di quello che avevo addosso”.
“Tu, ma tua madre non ha nulla?”
“Ma sei pazzo?” risposi.
“Beh, è normale prestarsi le cose tra madre e figlia”
“Lascia perdere” risposi io,
ma lui aveva già messo una mano tra le mie cosce e disse:
“Dai, lo so che sai benissimo che sai cos’ha tua madre nel cassetto della biancheria intima”
La realtà è che aveva ragione lui. Quanti pomeriggi, mentre ero a casa da sola a studiare, l’anno precedente, mi era presa la curiosità di vedere cosa c’era ed ero andata nella stanza dei miei genitori e avevo curiosato in quel cassetto. Avevo anche provato ad indossare qualche capo, molti mi andavano bene, io e mamma abbiamo sempre avuto corporature abbastanza simili, io sono più alta, mentre lei ha sempre avuto più seno, ma insomma, molte cose le potevo mettere.
Stavo sviluppando quella attrazione verso la lingerie che poi mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, fino ad oggi. Anche per questo motivo cedetti rapidamente alle proposte di Alberto.
“Dai, andiamo a vedere!” disse lui
“Prometto che non tocco niente!”.
Mi avvicinai a lui e lo baciai con la lingua e poi andammo in camera dei miei.
“Però tu ti siedi sul letto, guardi e non tocchi nulla” gli dissi prima di entrare
“Ok…”
Come ho detto sapevo benissimo cosa c’era nel cassetto dell’intimo di mia madre, così arrivai e andai a colpo sicuro: trovai delle calze nere con la riga dietro, un reggicalze, e un completo di pizzo nero che sapevo andarmi bene.
“Wow!!!” fece lui. “Indossalo”.
Mi prese una strana sensazione. Mi sentivo fuori luogo, inadeguata con quello che stavo facendo. Volevo indossare quei capi, mi piacevano ed era l’occasione di usarli per un ragazzo e non come avevo fatto fino ad allora, solo per masturbarmi. La voglia era forte, Alberto era lì e non spettava altro, ma mi vergognavo a fare quella cosa in camera dei miei, così dissi:
“Andiamo nella mia stanza! Anzi, io ci vado, tu aspetti fuori finché io non ti chiamo”
e così andai nella mia stanza. Indossai le cose di mamma e mi guardai allo specchio: ero molto sexy, con quell’intimo addosso. Non capivo più se stavo facendo delle cose giuste o meno, però volevo ancora Alberto e volevo che mi prendesse vestita in quel modo. Mi sdraiai sul mio letto in una posa estremamente lasciva e lo chiamai:
“Entra!”
Entrò nella stanza e rimase senza parole. Dopo qualche secondo dissi:
“Cosa c’è? Non ti piaccio?”
e lui: “No Anzi…Sei troppo bella!”
“E allora vieni qua!”
Dopo un attimo mi era addosso e ci stavamo di nuovo baciando.
“Sei meravigliosa, adesso sarai la mia troia!” mi disse;
era tornato Alberto dell’estate scorsa, l’uomo deciso al quale non sapevo dire di no.
Questa volta, forse per l’eccitazione, di nuovo alle stelle, persi ogni inibizione in pochi secondi, anzi, andai oltre, mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai:
“Si, usami come vuoi”
Non so per quale motivo mi succedesse questo, lui era ed è stato per molto l’unico uomo al quale non sapevo dire di no; non solo, quel ragazzo liberava tutti i più bassi (?) istinti, le mie nascoste voglie di essere dominata e usata per il piacere. Credo che la mia volontà di sottomissione esista dentro di me da sempre, ma in quel periodo stavo lentamente scoprendo e accettando quel mio lato e il ruolo che ne derivava nel rapporto con gli uomini.
Si sdraiò sul letto e disse:
“Succhiami il cazzo”
e io ubbidii. Lui mi guardava mentre lo leccavo, vestita con quell’intimo da urlo. La mia testa andava ritmicamente su e giù sul suo membro, mentre lo vedevo guardare con la coda dell’occhio il mio sedere a pecorina, con su un perizoma ridottissimo, il reggicalze e le calze con la riga nera e commentare:
“Che bella che sei, vestita così lo sei ancora di più, ti voglio.”
Mi staccai da lui, mi misi alla pecorina e dissi:
“Dai, fottimi”
Mi vedevo riflessa nello specchio che decorava un’anta dell’armadio. Quella vista mi procurò un brivido. Quell’abbigliamento, pur dandomi un’aria lasciva mi donava molto. Scattò il porco che era in lui. Si fiondò alle mie spalle, mi abbassò il perizoma e in un attimo me lo trovai di nuovo dentro.
“Ahh! Dai scopami, sfondami tutta!” fu la mia risposta.
La situazione e il vedermi così abbigliata nello specchio aveva fatto si che mi lasciassi andare a lui senza alcun ritegno. Sentivo il suo membro andare avanti e indietro nella mia vagina con decisione, mentre le sue mani si erano saldamente posizionate sulle mie natiche e con esse guidava il mio corpo avanti e indietro. Si vedeva che era veramente eccitato. Mentre mi pompava intanto le sue mani avevano raggiunto il mio reggiseno e l’avevano tolto, liberando il mio seno che ora era nelle sue mani. I suoi colpi erano decisi e cadenzati, sentivo che stavo per raggiungere l’orgasmo e infatti poco dopo, sottolineato da un grido che Alberto soffocò quasi subito per evitare che ci sentissero, arrivò. Aspettò che raggiungessi il climax e poi lo tolse dalla mia vagina, completamente intriso dei miei umori e me lo fece succhiare. Poi mi fece girare sulla schiena e mi tolse del tutto le mutandine. Mi sollevò le gambe ricominciò a penetrarmi. Mi sentivo una vera troia, lì, riversa sul letto, in calze e reggicalze, mentre Alberto mi prendeva, tenendomi per le caviglie. Avevo già avuto diversi orgasmi, di cui l’ultimo davvero devastante.
“Sto per venire!” disse
“Non dentro!” risposi
e lui tirò fuori il suo sesso e mi venne sulla pancia, sui seni e qualche schizzo arrivò fino sul mio viso. Senza che lui me lo chiedesse raccolsi gli schizzi dal mio corpo con un dito e me li portai alla bocca, raccogliendo tutto. Poi presi in bocca il suo membro e lo ripulii per bene.
“Sei davvero una troietta con i fiocchi. Ci rivediamo?”
“Non credo che ricapiterà presto un’occasione come questa”
“Ce la inventeremo…”
e mi baciò ancora sulla bocca. Lo guardai mentre si rivestiva, rimanendo sdraiata in quella posa lasciva, sporca del suo sperma, dei miei umori e dei nostri sudori. Poi mi coprii con la prima cosa che trovai e lo accompagnai alla porta, Lo salutai con un bacio e lui mi disse
“Ciao troietta”
Infine tornai sul mio letto, con ancora indosso calze e reggicalze e cominciai a toccarmi…