“Quelli” sono qua attorno da tre anni ormai, ma da due siamo al sicuro. Ad aiutare i nostri soldati sono arrivati quelli con il casco blu.
Stanno poco fuori dalla città a Potocari, hanno una base grande e bella e parlano una lingua strana, che non capisco. Hanno detto che vengono dall’Olanda.
Ma da qualche giorno “quelli” sono più vicini. So che arriveranno, i nostri soldati non ce la fanno più.
Sono arrivati. I nostri soldati erano stremati e quelli con il casco blu non hanno mosso un dito. Alcuni di loro sono stati fatti prigionieri, dicono che così non lanceranno le bombe dagli aerei.
Appena se n’è accorta mamma mi ha preso e siamo scappati.
Siamo in tanti per strada, tutti vogliono andare a Potocari, a rifugiarsi nella base dei soldati con il casco blu.
Papà è scappato nei boschi, verso Tuzla, per non essere preso.
La base è vicina, presto saremo al sicuro, c’è tanta gente che si è venuta a nascondere qua.
Sono passati tre giorni da quando siamo arrivati alla base, ma oggi “quelli” sono arrivati.
Il capo dei soldati olandesi ha parlato a lungo con il loro generale, so che si chiama Mladić, si vede spesso alla televisione.
Dobbiamo uscire dalla base, dicono che ci identificheranno per cercare eventuali criminali di guerra. Ma io conosco quelli che sono con me, sono contadini, operai, artigiani, di certo non criminali.
Ma perché ci dividono? Mamma… Voglio rimanere con te, perché devo andare da solo dalla parte opposta?
Ci hanno spinti in una specie di capannone, siamo solo uomini e ragazzi. Sento due soldati che mi prendono in giro perché sono troppo magro. Cosa vogliono? Perché si avvicinano?
Pugni schiaffi. Perché? Fa male, io non ho fatto niente…
Poi più nulla. Un rumore sordo, un bruciore alla schiena, il buio.
Mamma, papà, dove siete…
Srebrenica, 8-11 luglio 1995
Questo è un racconto di fantasia, liberamente ispirato a storie vere di quei giorni. In memoria delle 8372 vittime di Srebrenica, per non dimenticare quanto accadde.
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