La casa in collina – Prima Parte

Luogo imprecisato sui colli piacentini. Settembre 2003

Andiamo via per un weekend, mi ha detto.
Ha una casa sui colli piacentini. Ovviamente non ho avuto possibilità di replicare. Mi ha detto di fare la valigia, si parte al venerdì pomeriggio dopo il lavoro. Abiti comodi e qualcosa di sexy, mi ha detto, e io ho obbedito, non potendo fare altro. Non so cosa vorrà farmi e questo mi provoca un mix di ansia ed eccitazione incredibile. La valigia è pronta. Partiamo, mi è venuto a prendere. Durante il viaggio parlo poco, sono nervosa. Arriviamo al paesello. Clima gradevole, mi porta a cena in una piccola trattoria alla buona. Tutto liscio, cena gradevole, un po’ di vino (non troppo, lui non vuole che mi ubriachi, devo essere cosciente quando mi farà male). Arriviamo a casa sua. Una ex casa colonica, primi del ‘900 ad occhio, trasformata in casa di vacanza. Entriamo, è tutto in ordine, sicuramente ha fatto venire qualcuno a pulire e sistemare. Sono ferma all’entrata, in piedi, il mio trolley a fianco, quando all’improvviso lo sento dietro di me. Mi mette le mani dietro la schiena e me le blocca con una delle sue, poi mi afferra i capelli e mi tira la testa all’indietro. Sento le sue labbra vicino al mio orecchio e mi dice “Benvenuta all’inferno, Chiara”. Un brivido mi scuote, giù lungo la spina dorsale fino ai piedi. Mi benda e mi prende per mano, con l’altra prende la valigia mi accompagna non so dove. Una porta si apre e si richiude alle mie spalle. “Non togliere la benda finché non sono uscito”, mi dice. “Sulla scrivania troverai le istruzioni”. Poi se ne va e mi lascia lì. Aspetto un minuto prima di togliere la benda. Voglio essere certa di essere sola. Ho i brividi, non so cosa fare, temo di ritrovarmelo lì. Lentamente comincio a guardare. La stanza è illuminata da delle appliques alle pareti che mandano una luce piuttosto debole. Un armadio, un letto senza struttura, una porta oltre quella di entrata. Quest’ultima da su un bagno essenziale, lavandino, WC, bidet, vasca. La porta d’ingresso è chiusa a chiave. L’unica finestra è chiusa dall’esterno da un pesante scuro. Il ricambio d’aria è garantito da un impianto di aerazione. Vado a leggere le istruzioni sulla scrivania. “Metti nell’armadio la tua roba e indossa quello che trovi nel primo cassetto. Poi aspettami nel letto”. Come un robot, priva di volontà, eseguo quanto richiesto. Mi svesto completamente, metto via la mia roba nell’armadio, mi lavo e apro il primo cassetto. All’interno c’è un completo bianco, reggiseno e perizoma e un paio di autoreggenti sempre bianche. Oltre agli abiti c’è un plug anale di acciaio lucido con una specie di diamante in fondo. Indosso tutto, mi metto sul letto e aspetto. Credo che lui mi veda perché dopo solo 5 minuti apre la porta ed entra. Ha indosso solo dei pantaloni neri. Chiude la porta, mi guarda e si avvicina con il suo viso al mio, ma non mi parla. Mi lega i capelli, mi benda e lo sento che inizia legarmi facendomi mettere in posizione fetale. Le mani dietro la schiena, le gambe chiuse, girata sul fianco. Sono completamente immobilizzata e non vedo nulla. La sua mano scende pesante sul mio culo, in bella vista a causa della posizione e comincia a colpirmi, facendomi sussultare dal dolore. Poco dopo sento l’odore del suo cazzo davanti al mio viso e so che devo succhiarlo. Cerco di fargli il miglior pompino che riesco, mentre lui continua a colpire alternativamente il mio viso e il mio culo. Non ho alcuna possibilità di muovermi, devo subire i suoi colpi mentre lo succhio. Pur non vedendo cerco di fare del mio meglio; non posso guidarlo con la mia mano perché sono legata così devo fare tutto con la bocca, nella quale l’asta entra ed esce lentamente, le labbra seguono la forma del glande, mentre la lingua lo accarezza lentamente. Ha smesso di colpire le mie natiche, che ora sono tutte rosse. Sposta di lato le mutandine e vede che ho inserito il plug nell’ano. Lo toglie e me lo avvicina alla bocca. Sento il freddo del metallo e il mio odore sotto le narici. “Leccalo, cagna”, mi dice. Lo insalivo meglio che posso. Poco dopo il freddo del metallo tocca il mio ano. Inizia a metterlo e toglierlo, provocandomi un dolore terribile. Il bordo del plug dilata il mio buchetto ogni volta che entra ed esce. Il dolore è tremendo. Poi si decide a lasciarlo dentro e sento il suo glande contro le labbra della mia figa. Non voglio ammetterlo, ma il dolore ha stimolato come sempre anche il piacere e la mia figa è completamente bagnata. Così non ci mette molto a penetrarmi. Lo sento che entra dentro di me, mentre il plug d’acciaio occupa il mio culo. Non contento, mentre mi prende con colpi decisi e profondi ricomincia a schiaffeggiare i miei glutei. Il mix di dolore e piacere è sempre è più forte, sto per avere un orgasmo, ma come al solito devo chiedergli se posso godere. E lui ovviamente me lo nega, così devo cercare di reprimere le mie sensazioni. Questa volta ci riesco. Ma non so per quanto resisterò. Comincio a provare dolore a causa della posizione innaturale in cui mi costringe la legatura. Gli chiedo se posso godere e lui finalmente me lo concede. L’orgasmo che segue è potente, tremo, cerco di muovermi scossa dal piacere, ma non posso, un urlo rauco si libera dalla mia bocca. Lui è fermo dentro di me e si gusta le contrazioni della mia figa durante l’orgasmo. Finalmente l’ondata di piacere finisce e lui si sfila da dentro di me. Il suo cazzo è completamente intriso dei miei umori, che ora sono liberi di uscire dalla mia figa e colare lungo la gamba fino a bagnare il letto. Sento l’odore del suo cazzo sotto le mie narici, mescolato con il succo del mio piacere. Me lo spinge in bocca con violenza, mentre la sua mano mi molla un paio di schiaffi; il tutto è accompagnato diversi sputi che colpiscono il mio volto. Sento che con la mano ha afferrato il plug e ha iniziato a spingerlo avanti indietro nel mio culo. Ormai il dolore pervade ogni parte del mio corpo, dalle articolazioni bloccate dalla legatura al culo ripetutamente violentato dal plug fino alle natiche e al viso rossi per gli schiaffi. Poi smette. Per un secondo mi lascia stare. Ma dura poco. Perché dopo qualche istante sento il plug uscire e il suo posto venir occupato da qualcosa che conosco bene: il suo cazzo che inizia a possedere il mio ano. Entra senza fatica e inizia a spingere con forza. Ormai sono completamente priva di volontà, sa che può farmi ciò che vuole. Questo mi eccita da morire. Sono sua, può usarmi come meglio crede, e lo fa, spingendo sempre più forte il suo cazzo nel mio culo. Stavolta non resisto, non gli chiedo nulla e godo. Il secondo orgasmo è ancora più forte del primo, le contrazioni sono fortissime, anche se non posso muovermi. Un urlo feroce esce dalla mia bocca, seguito da una serie di rantoli. La mia mente si spegne del tutto, urlo il mio piacere fortissimo e stavolta vinco io, perché dopo qualche istante sento un getto di sperma caldo allagare il mio ano. Nemmeno lui ha resistito allo spettacolo della sua schiava che gode ed è venuto copiosamente nel mio buchetto. Poi si toglie e tutta la sua crema cola lungo il mio corpo e forma una piccola pozza sul letto, mentre ricevo l’ordine perentorio di pulire il suo sesso con la mia bocca. Mi toglie la benda ma non mi slega. Mi guarda e mi dice: “Siamo solo all’inizio” e se ne va, lasciandomi nel letto legata e sporca del nostro piacere.
Mi ha usata ancora una volta per godere come ha voluto e mi ha lasciata lì immobilizzata e sporca come sempre.
Mi fa male tutto. Sono legata in questa posizione rannicchiata da oltre un’ora.
Si apre la porta. Lentamente mi giro e vedo una donna sui 50 anni. È vestita con un lungo vestito che le arriva ai piedi, i capelli biondi sono legati in una lunga coda di cavallo, dietro gli occhiali ha due occhi azzurrissimi. Si avvicina a me e mi fa una carezza, poi mi bacia sulla guancia. Mi guarda dolcemente e mi dice: “Ciao tesoro, come stai? A me puoi dirlo”.
“Fa male tutto”, rispondo.
“Lo immagino. Vieni che ti slego”. E con dolcezza inizia a sciogliere le corde che mi imprigionano. “Stendi lentamente le gambe o ti faranno molto male”. Seguo il consiglio e un po’ alla volta le mie articolazioni si sgranchiscono e riesco a muovermi. “Togliti tutto quello che hai addosso è buttalo sul letto”. La vedo andare al bagno dal quale esce dopo qualche minuto e mi dice: “Vieni, fatti un bagno” e mi aiuta a raggiungere la vasca nella quale sprofondo dopo poco. Lei è sulla porta. “Fai un bel bagno e vai a riposare, domani ti aspetta una lunga giornata”. Poi chiude la porta e se ne va. Mi allungo nella vasca e mi lascio coccolare dall’acqua calda e dai profumi che ne salgono. Sento distintamente il rumore della porta che si chiude. Esco dalla vasca e poi dal bagno, avvolta in un accappatoio. Il letto è stato fatto con lenzuoli puliti e sopra c’è un biglietto: “Domattina la colazione è alle 9:00, buonanotte”. Vado nell’armadio, indosso il pigiama e vado a dormire.
[Continua…]

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