L’iniziazione – Prima parte

Milano, giugno 2003

Interno. Giorno, notte… Non lo so…
La stanza è senza finestre… Non ricordo molto di ieri sera. Lui, Giacomo (mi ha detto di chiamarsi così, ma adesso non so se sia vero) la musica, una scopata divertente ma tutto sommato “normale”. Adesso la situazione però è cambiata… Ho appena aperto gli occhi e sento un forte dolore alle braccia e alle caviglie, oltre ad essere intontita…

Probabilmente il porco mi ha messo qualcosa nello champagne che mi ha offerto ieri sera dopo aver fatto sesso… Come ho detto la stanza è senza finestre, forse siamo in un seminterrato… Anzi, no, probabilmente è la specie di capannone che sta a fianco alla casa e che ho visto quando siamo arrivati. Un paio di luci puntate verso il soffitto illuminano debolmente la stanza. Sono in piedi, completamente nuda. In effetti non avevo vestiti addosso quando mi ha offerto lo champagne e ho perso i sensi. Mi deve aver portato di qua mentre ero priva di conoscenza e mi ha anche legato i capelli… Le mie mani sono rinchiuse in un paio di manette e le stesse sono attaccate a una catena che scende dal soffitto. I miei piedi posano su un pavimento freddo, credo di ceramica. le mie caviglie sono immobilizzate da un asta di metallo che mi costringe a tenere le gambe divaricate. Ho una pallina di plastica in bocca, legata dietro la testa da due cinghie. Le braccia mi fanno male per la posizione innaturale e anche le caviglie. Ho aperto gli occhi da qualche minuto e ho realizzato la situazione e sono in preda pensieri contrastanti… Ho molta paura, ma un brivido che percorre il mio corpo mi fa pensare che mi stia accadendo qualcosa di strano.
Si apre una porta sul fondo e appare lui. E’ Giacomo (o come si chiama). Indossa un paio di pantaloni neri, larghi e una maschera, sembra una di quelle del carnevale di Venezia, con un lungo naso che sembra quasi un becco.

“Ciao troia!” mi apostrofa.

“Adesso sei mia. E io posso fare di te ciò che voglio, lo sai?” Brividi… Paura…

Provo a divincolarmi, ovviamente senza successo, vista la posizione in cui mi trovo

“Adesso ti tolgo il bavaglio, ma devi fare la brava, altrimenti saranno guai. Hai capito?”

Faccio cenno di si con la testa, lui mi toglie il bavaglio e mi afferra per i capelli, facendomi sollevare la testa.

“Co… Cosa vuoi farmi” non mi escono nemmeno le parole, quello che mi ha detto mi ha gelato il sangue.
“Adesso facciamo un gioco…”

Rabbrividisco.

“E’ un gioco, estremamente serio e ha delle regole”
“Si” rispondo, senza sapere a cosa sto dicendo di si.
“Prima regola: Tu adesso mi ubbidirai come una cagnetta servizievole”
“Seconda regola: scegli la safe word. Sai cos’è, troia?”
“No”
“E’ una parola in codice che chi viene sottomesso deve dire quando ha superato il limite. Scegline una che non sia equivocabile e usala solo se è necessario”.
“Erba” dico, pensando alla prima cosa che passa per la mia mente.

Si allontana e ritorna con una specie di carrello. Lo apre e rabbrividisco ancora di più: dentro ci sono delle specie di fruste, delle mollette e degli altri oggetti che ancora non conosco. Adesso ho paura. Quella sorta di brivido che avevo provato prima è sparito. Sono in balia di uno sconosciuto, non so cosa mi vuole fare. In un angolo della mia mente c’è un pensiero: se mi ha detto quella cosa della safe word forse poi i rischi non sono così tanti, ma non riesco a tranquillizzarmi nemmeno così. Si posiziona alle mie spalle, non lo vedo e non so cosa mi voglia fare e la cosa non fa che peggiorare la situazione.
Non ho nemmeno fatto in tempo a vederlo andare dietro di me che un forte schiaffo colpisce il mio sedere.. Poi un altro e un altro ancora. Grido, ma lui colpisce più forte, poi mi mette un mano davanti alla bocca.

“Non devi gridare, troia! Hai capito? Se lo rifai sarò costretto a prendere provvedimenti!”

Va nel carrello e estrae una specie di frusta di cuoio nero che finisce con una parte piatta. Passa dietro di me e comincia a colpire ripetutamente in mio sedere con quella. I primi colpi non sono granché, ma poi il dolore aumenta. Fa male, mi brucia, vorrei urlare, ma non posso perché so che sarebbe peggio, mi punirebbe ancora di più.
Quella sensazione strisciante ritorna, ad ogni colpo che arriva sulle natiche sempre più forte. Non posso credere di star provando piacere mentre un pazzo sadico mi frusta i glutei. La mia eccitazione sta salendo, anche contro la mia volontà. Sento una specie di brivido corrermi lungo la schiena, una sensazione che striscia sotto la pelle, come se mi piacesse quello che mi sta succedendo, ma la mia mente si rifiuta di accettare che il mio corpo provi piacere da una situazione simile.
Torna nel carrello. Estrae un oggetto lungo circa una decina di centimetri, di un materiale trasparente, sembra vetro. Me lo infila a forza in bocca, non vorrei aprirla ma so che non ho scelta.

“Leccalo, puttana!”

Obbedisco, lo insalivo per bene. Mentre con una mano trattiene i dildo trasparente con l’altra ha iniziato a violare il mio buchetto. All’improvviso ancora quella sensazione. Però stavolta è netta e chiara. I brividi lungo la schiena aumentano, adesso sto iniziando a provare piacere, ma la mia mente continua a rifiutarlo, non posso godere in questa situazione.
Ho sempre amato il sottile brivido della dominazione, sono stata scopata, sodomizzata, due uomini alla volta mi hanno presa, usata e umiliata, ho partecipato a orge, ma questo è diverso. Sono combattuta tra la voglia di essere una volta di più dominata e usata per il piacere da un uomo e la paura che stavolta possa succedermi qualcosa di brutto.
Le natiche mi bruciano, il mio viso è solcato da lacrime di dolore, ma adesso sto godendo con le sue mani che esplorano il mio ano e la mia vagina. So già dov’è destinato il dildo. Infatti dopo poco lo toglie dalla mia bocca e sento che lo punta contro il mio buchino. E’ insalivato e lui mi ha allargato l’ano per bene, ma quando viene inserito a forza nel mio orifizio mi scappa un urlo, subito punito da due sonori ceffoni sul sedere. Lo muove avanti e indietro, lo toglie e lo rimette… Ormai non mi fa più male, sta subentrando quella sensazione di piacere che ben conosco. Lo lascia nel mio ano torna a rovistare nel carrello e tira fuori delle pinzette metalliche.
Si presenta davanti a me, che sono sempre immobilizzata. Mi sta guardando da sotto a quella maschera, lo so che ha uno sguardo sadico, le pinzette in mano. Inizia ad attaccarle ai miei capezzoli, provocandomi un dolore lancinante, ma non urlo, mi mordo le labbra e mi trattengo, perché se non lo facessi di sicuro le sue mani mi colpirebbero di nuovo. Sono in una situazione assurda. Immobilizzata in piedi, con le gambe divaricate, un dildo nell’ano e delle pinzette mi stringono i capezzoli. Sta tornando a rovistare nel carrello… Ne esce con un grosso arnese cilindrico, lungo una ventina di centimetri e con una grossa testa sferica. Lo accende. La testa comincia a vibrare e lui la avvicina al mio clitoride stimolandolo in un modo terribile.
Una sensazione provata poche volte nella mia vita si impossessa di me. Mi contorco in preda al piacere, brividi terribili stanno squassando il mio corpo, la mia testa non ci crede ma sto per venire, lentamente una strana sensazione si fa largo. Cazzo sto per venire. Il bastardo sta per farmi godere legata in quel modo. la mia mente sta iniziando a partire, quando lui si ferma. Mi guarda e dice:

“Non puoi godere quando vuoi, cagna. Me lo devi chiedere e solo io te lo posso permettere. Altrimenti dovrò punirti”.

Deglutisco, so che non posso resistere ancora per molto ma devo farlo.
Ricomincia a stimolarmi pesantemente il clitoride e io mi contorco ancora. Non resisto più, mi sembra di impazzire, la stimolazione unita alla costrizione mi stanno facendo uscire di senno. Ormai dalla mia vagina scendono umori in continuazione, sto dando di matto. La mia mente sta per arrendersi, lo sento, il piacere sta avendo la meglio e come già tante altre volte nella mia vita decido di mettere in pausa il cervello e di lasciare che i sensi guidino il mio corpo e le mie azioni

“Posso godere?” gli chiedo.
“No!” risponde senza pietà

e continua con quel malefico arnese a stimolare il mio clitoride. Dalla mia figa continuano a scendere copiosi umori che mi colano lungo le cosce.

“Non ce la faccio più, ti supplico, posso godere?”,dico, quasi singhiozzando.

Mi guarda, intravedo la sua faccia compiaciuta dietro la maschera, la sensazione che gli da il potere e il completo controllo che ha sul mio corpo e sulla mia mente.

“Godi, troia!” grida improvvisamente

E accompagna l’affermazione con una serie di schiaffi sui miei seni. Dalla mia vagina si riversa un fiume che cola lungo le gambe e bagna il pavimento, lui insiste ancora con quel maledetto aggeggio e il mio orgasmo sembra non finire mai, i brividi scuotono il mio corpo partendo dal basso ventre e irradiandosi dovunque, la vista si annebbia, i muscoli dei piedi si contraggono, un urlo osceno esce dalla mia bocca e il piacere più intenso pervade il mio corpo finché non mi lascio andare attaccata alla catena che mi attacca al soffitto.
Si mette davanti a me e mi guarda compiaciuto, sono appesa come un fantoccio inerme, l’orgasmo mi ha tolto tutte le energie, ha capito che sono sua. Si toglie i pantaloni, mostrando il suo grosso membro in erezione. Si avvicina e comincia a togliermi le mollette dai capezzoli, lentamente, e ogni volta che una di queste si stacca mi provoca un misto di piacere e dolore. Poi toglie anche il dildo dal mio ano, mi libera dalla sbarra che bloccava le mie caviglie e infine fa calare la catena e mi libera le braccia, togliendomi anche le manette. Ormai sa che non farò nulla, ha annullato completamente la mia volontà sono una bambola tra le sue mani e potrà continuare a fare di me ciò che vuole.
(Continua…)

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